Il presunto ricatto del cancelliere Kurz alla Chiesa austriaca. “Meno esenzioni fiscali se si opporrà alla nuova proposta di legge sui migranti”

Secondo Politico.eu, il leader cattolico avrebbe fatto pressione su un importante ecclesiastico attraverso il suo amico manager Thomas Schmid. Ma l’arcivescovo di Vienna Christoph Schonborn continuò ad opporsi alla stretta

Dopo la sua vittoria alle elezioni del 2017, il mensile Catholic Herald lo definì il Cancelliere cristiano d’Europa. Nel marzo del 2018 incontrò Papa Francesco e discusse con lui dell’emergenza immigrazione. Ma i rapporti di Sebastian Kurz con la Chiesa Cattolica non sembrano essere così sereni. Almeno questo è quanto emerge da alcune chat private del capo del governo pubblicate da Politico.eu . Il suo interlocutore è Thomas Schmid, un burocrate a lui vicino. E secondo i magistrati, Kurz avrebbe esercitato pressioni sulla Chiesa cattolica per ammorbidire la posizione della Chiesa austriaca, guidata dall’arcivescovo di Vienna. Cristoph Schonborn (nella foto in alto) si era infatti opposto ad un progetto di legge che prevedeva una detenzione preventiva per i richiedenti asilo ritenuti “pericolosi” e sospettati di progettare attentati. Il singolo immigrato avrebbe potuto fare ricorso contro questa decisione.

Thomas Schmid – Questa storia comincia da Thomas Schmid, capo della holding che gestisce le quote del governo in alcuni colossi come Telekom Austria e OMV (una compagnia che si occupa di petrolio e gas). Secondo l’accusa, sarebbe stato aiutato dal cancelliere a ottenere il lavoro. Kurz nega però qualsiasi azione illecita. Proprio come Schmid. Che ha comunque annunciato che si dimetterà dal suo ruolo alla scadenza del contratto nel 2022.

Lo scontro con Schonborn – Qualche settimana prima, la special relationship tra Schmid e Kurz aveva toccato anche la Chiesa Cattolica. Ad inizio 2019, un dipendente pubblico venne ucciso in Austria occidentale da un rifugiato turco. Kurz reagì proponendo la nuova stretta sui richiedenti asilo. L’arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn disse però che questa proposta di legge era simile a quella di un regime repressivo. “Ogni dittatura nel mondo chiude a chiave le persone sulla base della semplice sfiducia. Domani potrebbe toccare a me o a te”, scrisse il cardinale.

“Stiamo per lasciare la Chiesa con un bel regalo” – Secondo le chat pubblicate da Politico.eu, Kurz avrebbe parlato con Schmid per spingerlo a fare pressione sulla Chiesa. “Stiamo per farle un bel regalo”, scrisse al cancelliere. Avrebbe pianificato infatti di informare un importante ecclesiastico che “durante la revisione di tutti i privilegi fiscali in Austria, il ministero delle Finanze avrebbe dato particolare attenzione alla Chiesa”. Kurz si disse d’accordo con la proposta. Politico.eu paragona la minaccia ad un’opzione nucleare che avrebbe potuto mettere in difficoltà il cattolicesimo.

Il fallimento del presunto ricatto – La mossa avrebbe fatto “diventare matto” l’ecclesiastico incontrato dal manager: “È diventato rosso, poi pallido e ha iniziato a tremare”, racconta Schmid nelle chat. Kurz risponde: “Ottimo, grazie mille!” Il presunto ricatto non sembrerebbe però aver portato dei frutti. Il disegno di legge è stato messo da parte dopo la caduta nel maggio 2019 del governo di coalizione con l’estrema destra guidata da Strache. E il cardinal Schonborn non ha smesso di opporsi a questa bozza definendola “disumana“. Non è la prima volta che l’arcivescovo di Vienna fa sentire la sua voce fuori dal coro. Dopo il no della Congregazione per la Dottrina della Fede alla benedizione delle coppie omosessuali, Schonborn si dichiarò “non contento della dichiarazione”