L’assalto al Congresso divide i cattolici: “Chi votò Trump ammetta le sue colpe”

L’ex ambasciatore vaticano a Washington Viganò ha benedetto la rivolta: “Il Signore vi protegge”. Destra spaccata, i liberal: “Troppi cattolici in silenzio”

L’assalto al Congresso ha diviso la Chiesa cattolica americana. L’ex nunzio a Washington Carlo Maria Viganò Washington aveva sostenuto una reazione al “verdetto manipolato e vanificato” delle elezioni e lanciato un altro strale contro Papa Francesco: “L’asservimento di Bergoglio all’agenda mondialista è palese e il suo contributo all’elezione di Joe Biden è altrettanto evidente”. Il gesuita del settimanale America James Martin ha invocato invece un esame di coscienza: “Questo è il momento per i leader cristiani di ammettere la loro parte nella violenza a Capitol Hill”. Una visione condivisa anche dai progressisti di National Catholic Reporter che hanno sottolineato che “alcuni cattolici sono rimasti in silenzio o peggio hanno tifato per la presidenza”. Proprio Trump viene definito dal conservatore First Things “un uomo dal pessimo carattere”. Papa Francesco si è invece detto “stupito”.

“Biden ci condanna alla mascherina” – Carlo Maria Viganò aveva rilasciato il primo gennaio un’intervista all’ex ideologo di Donald Trump Steve Bannon che trovate qui tradotta dall’Huffington Post. L’ex nunzio aveva detto che “se gli Stati Uniti perdono questa occasione, adesso (in corsivo nel testo, ndr) saranno cancellati dalla Storia. Se consentiranno che si insinui nelle masse l’idea che il verdetto elettorale dei cittadini, prima espressione della democrazia, possa esser manipolato e vanificato, essi saranno complici della frode e meriteranno l’esecrazione del mondo intero, che all’America guarda come ad una nazione che ha conquistato e difeso la propria libertà”. Di Joe Biden Viganò ha enfatizzato i suoi (presunti) “legami con la Cina, con il deep state (lo stato profondo, che condizionerebbe l’agenda dei governi di nascosto, ndr) con i fautori dell’ideologia globalista”. L’arcivescovo nato a Varese ha anche accennato alla pandemia sostenendo che l’ex senatore del Delaware (vedi mappa) “vuole condannarci a portare la mascherina, come ha candidamente ammesso”. L’ex osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa (che non è un organo dell’Unione Europea) ha anche aggiunto che “il Signore assicura la sua protezione a quanti combatteranno con coraggio per difendere i diritti di Dio, della Patria e della famiglia”. Secondo il diplomatico nominato vescovo da Giovanni Paolo II inoltre, Gesù Cristo avrebbe messo “la sua santissima madre al nostro fianco”.

“Trump? L’avversario di Francesco” – Viganò anche in questa occasione ha attaccato Papa Francesco auspicando che “eventuali prove in possesso dei servizi segreti vengano alla luce, specialmente in relazione ai veri motivi che hanno portato alle dimissioni di Papa Benedetto XVI e alle cospirazioni soggiacenti all’elezione di Bergoglio, permettendo così di cacciare i mercenari che hanno occupato la Chiesa”. Secondo l’80enne prelato “l’asservimento di Bergoglio all’agenda mondialista è palese e il suo contributo all’elezione di Joe Biden è altrettanto evidente. Così come evidenti sono l’ostilità e i ripetuti attacchi di Francesco contro il Presidente Trump, che egli considera il principale avversario, l’ostacolo da rimuovere, in vista dell’ attuazione del Grande Reset (una teoria complottistica nata da una proposta del World Economic Forum – quello dell’incontro annuale di Davos – che sostiene che dopo la pandemia si vuole instaurare un Nuovo Ordine Mondiale, ndr). L’ex esponente della Curia romana mette infine in contrapposizione “l’amministrazione Trump e quei valori tradizionali che essa ha in comune con quelli dei cattolici” e “il deep state del sedicente cattolico Biden, asservito all’ideologia globalista e alla sua agenda perversa, antiumana, anticristica, infernale”. 

“I cristiani ammettano le loro responsabilità” – La conferenza dei vescovi americani ha invece sottolineato per bocca del suo presidente e arcivescovo di Los Angeles José Horacio Gómez: “Questo non è ciò che siamo come americani, dove la transizione pacifica del potere è uno dei segni distintivi”. Più duro l’arcivescovo di Chicago, il cardinale Blase Joseph Cupich, che ha parlato di “vergogna nazionale“. Il gesuita del settimanale America James Martin ha invocato infine un esame di coscienza: “Questo è il momento per i leader cristiani di ammettere la loro parte nella violenza a Capitol Hill. Quando definisci le elezioni come ‘il bene contro il male’, diffami i candidati e dici che votare per qualcuno è un ‘peccato mortale’, incoraggi le persone a pensare che queste azioni siano morali”.

“Metà dei cattolici si è ingraziata Trump” – Lo stesso pensiero scaturisce dal progressista National Catholic Reporter che sottolinea che “alcuni cattolici sono rimasti in silenzio o peggio hanno tifato per la presidenza“. Il quindicinale cita l’ex ministro della Giustizia William Barr, la nuova giudice per la Corte Costituzionale nominata da Trump Amy Coney Barrett e addirittura l’arcivescovo di New York, il cardinal Timothy Dolan. La rivista enfatizza anche che “più o meno il 50% dei cattolici è stato soddisfatto di ingraziarsi Trump in cambio di riduzioni fiscali, o giudici della Corte Suprema o sussidi per le scuole cattoliche”.

“Ora i cattolici aiutino Biden” – Scrive ancora la rivista fondata nel 1964: Un movimento per la vita che abbraccia il nazionalismo bianco non è un vero movimento per la vita. Punto. Un movimento per la vita non disposto a esclamare che le vite dei neri contano non è un movimento per la vita“. La redazione che firma l’articolo attacca anche i preti e i vescovi: “Molti di loro hanno perpetuato la supremazia bianca che ha condotto al colpo di stato di ieri. Ora devono iniziare il lungo e duro cammino per provare a ricostruire una cultura politica di fiducia e unità. Ciò non può essere fatto con partigianeria e con un focus intenso solo su un tema”. C’è spazio anche per Biden, definito “un uomo per bene”: “I cattolici devono salire a bordo” per “aiutare, non ostacolare la ricostruzione della nostra democrazia”. La rivista con la redazione a Kansas City conclude sottolineando che l’assalto al Congresso rappresenta “parte di ciò che siamo” ma anche che “i ribelli e le persone di destra, inclusi i cattolici, che li hanno incoraggiati non rappresentano tutta l’essenza degli americani”.

“Ecco cosa unisce davvero gli Usa” – Concorda su questo punto anche la rivista conservatrice First Things: “La violenza politica è certamente parte dell’America vera. Lo capirà anche il Partito Democratico ora che ha la presidenza, la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti, il Senato, i professionisti, la Silicon Valley, Wall Street, le università, i media più prestigiosi e le industrie della cultura? O inizierà la procedura di impeachment, butterà fuori metà dei senatori repubblicani dal congresso, aumenterà i giudici della Corte Suprema, eliminerà i collegi elettorali (fondamentali nell’elezione presidenziale e dei senatori, ndr) e istituirà una commissione per la verità allo scopo di de-trumpificare il paese?”. Secondo il mensile che definisce Trump “un uomo dal pessimo carattere”, gli Stati Uniti “sono stati tenuti insieme non semplicemente attraverso una Costituzione condivisa, una cultura politica comune e un’unica identità nazionale”. Ma anche attraverso “lunghi periodi di crescita economica, grandi opportunità individuali, nemici comuni combattuti in guerra, un prudente grado di federalismo e una distribuzione generosa di regalie del governo, dalle case di 160 acri (65.000 metri quadri) agli assegni di 1200 dollari”.

La prima pagina de l’Osservatore Romano del 7 gennaio

“Democrazia, bene fragile” – Il Vaticano ha condannato l’assalto al Congresso Usa attraverso L’Osservatore Romano che punta il dito contro Donald Trump: “La politica non può prescindere dalle responsabilità individuali, soprattutto da parte di chi detiene il potere ed è in grado, attraverso una narrazione polarizzante, di mobilitare migliaia di persone. Chi semina vento raccoglie tempesta“. Secondo il vicedirettore Giuseppe Fiorentino “Il trumpismo è destinato a lasciare un solco profondo nella scena politica a stelle e strisce. La democrazia è un bene fragile, che va sempre difeso e il primo passo nella difesa della democrazia sta nell’accettazione delle sue regole, della fisiologica dinamica di alternanza che costituisce la sua ricchezza e la sua garanzia”. Il Papa in un’intervista al Tg5 del 10 gennaio si è invece detto “stupito”. Francesco ha condannato la violenza, “questo movimento così, prescindendo dalle persone” e ha aggiunto che “dobbiamo imparare che i gruppi para regolari, che non sono ben inseriti nella società, prima o poi faranno queste azioni di violenza“. All’Angelus di domenica 10 gennaio ha invece “esortato le autorità dello Stato e l’intera popolazione a mantenere un alto senso di responsabilità al fine di rasserenare gli animi”.

CITAZIONE DEL GIORNO:

La lealtà nel giuoco democratico è soprattutto nel “saper perdere”

Piero Calamandrei

Questo articolo è parte di un lavoro collettivo della scuola di giornalismo Walter Tobagi di Sesto San Giovanni (MI) sull’assalto al Campidoglio. Qui trovate gli articoli che sviscerano questo avvenimento in tutti i suoi aspetti,